mar 02, 2018 Francesco Mazzarella Home Page, Vaticano 0
Si è svolto nella giornata del 28 febbraio scorso a Roma, un convegno internazionale sulle cure palliative organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita.
Per questa circostanza, Papa Francesco, mediante una lettera inviata dal Cardinale di Stato Pietro Parolin al Presidente della Pontificia Accademia l’Arcivescovo Vincenzo Paglia, non ha voluto far mancare la sua voce autorevole. Nello specifico, il Papa si è soffermato, tra l’altro, sull’importanza di salvaguardare la dignità della persona umana fino all’ultimo istante della vita, non perdendo mai di vista la dimensione relazionale e comunicativa propria di ogni essere umano.
Il Papa, richiamando quanto già affermato da Papa Pio XII, ha ribadito che l’impiego di farmaci nuovi, che agiscono sullo stato di coscienza e rendono possibili diverse forme di sedazione, richiedono sempre un attento discernimento e molta prudenza. Infatti, con la sedazione, sopratutto quella protratta e profonda, viene annullata, appunto, quella “dimensione relazionale che è cruciale nell’accompagnamento delle cure palliative”. La logica della cura, ha osservato il Cardinale Parolin, emerge con particolare evidenza nei momenti di sofferenza della malattia, ma è necessaria dall’inizio alla fine dell’esistenza umana: “la condivisione della vita umana si lega con l’annuncio evangelico che ci vede tutti figli dello stesso Padre, proprio ciò sta a presidio di una dignità umana e teologale che non cessa di vivere nel neppure con la perdita della salute”.
Con questa affermazione, si è inteso sottolineare come sia indispensabile, prima di ogni possibile cura terapeutica, la difesa della dignità propria della persona umana, in modo tale da far sì che la sedazione profonda vada considerata sempre come estremo rimedio.
Già in precedenza, nel messaggio di apertura al meeting dell’associazione medica mondiale tenutasi nel novembre 2017, Papa Francesco aveva affrontato il tema ribadendo che “per stabilire se un intervento medico clinicamente appropriato sia effettivamente proporzionato, non è sufficiente applicare in modo meccanico una regola generale, ma occorre un attento discernimento che consideri l’oggetto morale, le circostanze e le intenzioni dei soggetti coinvolti”.
Il dibattito assume un particolare interesse soprattutto nella odierna società italiana, dove lo scorso mese di dicembre è stata approvata dal Parlamento uscente una legge che disciplina le disposizioni anticipate di trattamento, attraverso le quali, seppur in forma velata, viene introdotta una via eutanasica all’interno della nostra società.
Ancora una volta, il richiamo ai principi non negoziabili, diventa il faro guida e luce ispiratrice di ogni agire umano e sociale che tenga conto della dignità della persona umana, a prescindere dal credo religioso di ciascuno. In questa prospettiva, i principi non negoziabili – quali la dignità della vita, anche e soprattutto nella sua fase terminale – assurgono a criterio realmente umano per una scelta politica e sociale che guardi e promuova l’effettivo bene comune per ogni cittadino.
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