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Nel giorno di Martin Luther King, i Nets passeggiano al Madison Square Garden per 80-103. Knicks fischiati.

gen 20, 2014 Salvatore Malfitano Home Page 0


Joe JohnsonCome ogni terzo lunedì del mese di gennaio, essendo questo un espediente per essere quanto più fedeli al 15 gennaio anagrafico, si celebra la memoria del reverendo che ha cambiato la storia dell’uomo (nato appunto il terzo lunedì di gennaio del 1929), combattendo a spada tratta la discriminazione razziale, perpetua piaga del paese a stelle e strisce. Come in ogni giorno simbolico e/o festivo, l’Nba si sbizzarrisce e piazza alle nostre comodissime ore 21 (le 15 d’oltreoceano) il derby più derby che ci sia nell’0riente cestistico, quello tra i Nets e i Knicks (15-26). Le due franchigie hanno, oltre alla residenza, anche un cammino altalenante e deludente in comune, testimoniato dal record decisamente negativo e al di sotto delle aspettative. Dovendo dare a Cesare quel che è di Cesare, per citare il Nazareno, è doveroso sottolineare il trend positivo inanellato da coach Kidd e i suoi uomini che, con quella di stasera, fanno 7 vittorie nelle ultime 8, per un totale di 17-22. Segnali di ripresa decisamente incoraggianti, dunque. Quelli che ancora latitano e anche in maniera sanguinosamente preoccupante dalle parti di Manhattan, considerato anche il tasso tecnico e l’onerosità dei contratti dei singoli che compongono la franchigia più storica (insieme a Boston) dell’National Basket Association.
Arriviamo al punto più delicato, il racconto della partita. Preamboli a parte, non è stato un bello spettacolo quello che i 19 mila del Garden hanno avuto dinnanzi agli occhi per 48 minuti (effettivi). Un imbarazzante staticismo offensivo e una ancor più disarmante disorganizzazione difensiva,  hanno permesso ai Nets, mai così imprecisi rapportando le percentuali alla qualità dei tiri, di colpire i cugini indisturbati. Nel primo quarto, il solito Joe Johnson (25 punti in 30′), con la gentile collaborazione di Alan Anderson (16), firmano la prima fuga rispettivamente con una tripla e un piazzato da due punti per il +9 Nets (12-21); divario che aumenta sul finire del periodo e le squadre vanno a riposo sul 16-27. Il Mago (solo 5 punti e tanti errori) prova a dare la scossa al rientro dagli spogliatoi, firmando il primo canestro (con fallo) del periodo dopo 1’40” di gioco: gioco da tre punti realizzato e uno spruzzo di linfa vitale per i Knicks. Del tutto inutile, però. Brooklyn comincia a dar fiato alle trombe: colpisce prima Blatche (solida doppia doppia con 19 punti e 12 rimbalzi) con la solita dolcissima mano quando mancano 9′ (21-32), poi dopo 45” JET va a segno con la bomba con troppo spazio del 21-35 e quando invece di minuti ne mancano 5′ The Truth aspetta rapace lo scarico centrale per piazzare la più facile delle triple che vale il 25-42. In tutto questo i Knicks riescono ad andare in bonus già al 7’30”, ma non sfruttano assolutamente l’opportunità dei pellegrinaggi alla linea della carità. Anthony (top scorer, 26 punti) ci prova con la tripla del -15 a 3′ dall’intervallo lungo, ma sono sempre flebili le speranze di rimonta, in cui, per primi, sembrano non crederci i giocatori stessi. E allora Brooklyn fiuta il sangue e azzanna di nuovo: funziona alla perfezione il dentro-fuori continuo che i Nets praticano in alternativa al giro palla e porta prima Johnson a segnare tre punti su assist di Pierce e col motivo analogo a segno ci va Livingstone su assist di KG. Il primo tempo si chiude dunque sul 38-52, un risultato bugiardo sostanzialmente per la scarsa precisione dei Nets al tiro. La statistica, tanto per dare un altro dato poco confortante (e l’eufemismo è dei più grossi), dice che i Knicks per ben 20 volte che hanno chiuso il primo tempo in svantaggio, solo il 9 gennaio contro Miami sono riusciti nella rimonta vincente. Un dato pazzesco per la cifra e per la squadra contro la quale, alla fine, l’impresa titanica sia riuscita, che non fa altro che lasciar basiti chi osserva i Knicks così spaesati in campo, eppure così talentuosi. Al ritorno in campo, New York cala il piede sull’acceleratore, illudendo noi tutti di poter vedere un derby di Nba e non una partita di pre-season. Felton trova il bersaglio grosso con la tripla, Anthony riesce a segnare, subire il fallo e far fischiare un tecnico ad Anderson e la situazione si aggiusta notevolmente: un 44-52 ampiamente recuperabile. Ma i Nets, svolgendo semplicemente il proprio compito e, ribadiamo, anche al di sotto delle proprie potenzialità, staccano di nuovo i padroni di casa, che si appellano al solito Melo: con tutta la disperazione possibile, prova a penetrare le maglie della difesa, va in step-back, manda al bar Anderson, poi decide di ributtarsi dentro, perde il pallone, lo recupera e tira sullo scadere dei 24” per due punti miracolosi quanto inutili (55-71). Col suddetto punteggio si chiude anche la penultima frazione che già lascia presupporre un tremendo e incostituzionalmente antisportivo “garbage time” (il famoso “momento spazzatura”) . I Nets entrano più pimpanti, anche perché danno spazio alle seconde linee (comunque apprezzabilissime, vedi Teletovic) più Williams, in periodo di rodaggio post-infortunio alla caviglia. Ed è proprio il play bianconero che si rende protagonista insieme a Blatche dell’ennesimo allungo ad inizio quarto periodo (60-81). Quest’ultimo gira il coltello nella piaga con una tripla costruita decisamente bene (come quasi tutti i tiri odierni di Brooklyn) che vale il 69-90: a 5’30 partono i primi ululati dalle gradinate e inizia ufficialmente la scampagnata delle panchine. Hardaway Jr. ci mette il cuore col canestro (con fallo) che porta i suoi sul 75-94 a 3’26” dal termine, ma l’attacco di New York è sconclusionato come poche cose su questo pianeta: chiedere a Tyler,  che ancora non sembra non capire perché si trovi in campo, che sbaglia una schiacciata dalla difficoltà assente su un alley-oop delizioso. La partita ha poco da raccontare ma fornisce tanti spunti di riflessione per capire cosa sta succedendo nella parte blu-arancio di NYC. Il punteggio finale è 80-103 per gli ospiti, accolto con fischi e versacci di tutto il Garden, che per l’occasione ospitava svariate celebrità. Principalmente i Knicks, praticamente: col corpo dentro e con la testa a bordo campo.

Altri risultati:
Dallas Mavericks @ Cleveland Cavaliers 102-97
Los Angeles Clippers @ Detroit Pistons 112-103
Toronto Raptors @ Charlotte Bobcats 95-100
Philadelphia 76ers @ Washington Wizards 99-107
New Orleans @ Pelicans ore 23
Miami Heat @ Atlanta Hawks ore 23:30
Los Angeles Lakers @ Chicago Bulls ore 2
Portland Trailblazers @ Houston Rockets ore 2
Indiana Pacers @ Golden State Warriors ore 4:30

happy wheels
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Pacers, vittoria da grande squadra. All’Oracle Arena i Warriors battuti 102-94. Paul George come Vince Carter. La storia della “Windmill 360”.

Salvatore Malfitano

Nato a Napoli, il 23/6/1994. Ex calciatore, attualmente redattore NBA per partenopress.com e basketinside.com; inviato sul Napoli per Il Roma. Studente di giurisprudenza all'Università Federico II di Napoli.

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