giu 09, 2014 Claudio Pellecchia Sport USA 0
Nemmeno Kawhi Leonard è riuscito a fermare LeBron James (fonte foto: www.smh.com.au)
Roma. Contro questo LeBron James non esiste aria condizionata che tenga. Prestazione livello 5 stelle extra lusso per il figlio di Akron, autentico fattore di in una gara in equilibrio fino a 10 secondi dalla conclusione: 35 punti, 10 rimbalzi, 3 assist, 14/22 al tiro, percorso netto dall’arco (3 triple, tutte con tempi scenici perfetti), in 37 minuti di puro dominio fisico e mentale del gioco. Popovich dovrà trovare dei correttivi per cercare di limitarlo (il concetto di fermare uno del genere non è umanamente contemplabile) perché, quando è in queste condizioni, non c’è “sistema” che tenga. Se, poi, a questo aggiungiamo la prova non eccelsa di Green e Leonard (che avevano fatto la differenza in gara 1), un Diaw ancora lontano parente di quello ammirato contro Okc e una panchina che fa mancare il solito, importante contributo, ecco come la sconfitta (di misura, ma pur sempre sconfitta è) degli speroni trova una spiegazione più che logica.
Tuttavia l’inizio degli Heat e, in particolare, del nostro, non è dei migliori: le prime tre palle perse del quarto di apertura sono tutte del Re e gli Spurs ne approfittano per costruirsi un discreto margine di vantaggio, con la schiacciata di Duncan che vale il +6 (8-14). Pochi minuti dopo, però, è proprio James a trovare il pareggio a quota 15 con la solita, tonitruante, schiacciata nel pitturato dei nero argento. Che, tuttavia, si mettono nella condizione di andare al primo riposo sul 19-26, con il tap-in ancora di Duncan sull’errore di Ginobili: per il caraibico partita mostruosa sui due lati del campo, con la doppia doppia (a proposito: raggiunto Magic Johnson per numero di doppie doppie nei playoff) a quota 18 e 15 rimbalzi a certificare una condizione fisica e mentale a dir poco brillante. Duncan di qua, James di la: il “prescelto” è totalmente padrone della partita e, nonostante il tiro corto di Chalmers, trova il modo di siglare il -2 (30-32) a 6:22 dall’intervallo lungo. Spoelstra, a questo punto, decide di dare un minimo di riposo alla sua stella, ma finisce per pagare dazio; l’ennesimo errore di Chalmers al tiro non viene perdonato da Parker (21 e 7 assist) che scappa in contropiede e firma il 36-41. LBJ rientra e i compagni tornano a salire di livello: è Bosh a trovare il -3 (38-41) schiacciando in testa a Danny Green. E’ un quarto favorevole a Miami (24-17 per i soli parziali), ma alla sirena di metà gara è comunque pari 43.
Il dominatore di gara 2 (fonte foto: bleacherreport.com)
Il terzo periodo segue il copione dei primi due: gli Spurs provano a scappare, gli Heat crescono alla distanza. LeBron trova la tripla del 59-62 e poi quella del vantaggio (64-62) ospite. Che si dilata fino al +5 (69-64) quando il solito sospetto realizza il comodo “long two” dai 5 metri e mezzo. A questa superba dimostrazione di talento individuale, la truppa di Pop risponde, come da tradizione, con la forza del collettivo: alto-basso Splitter – Ginobili e il 71-71 è cosa fatta. Il finale di frazione è tutto dei padroni di casa, con Parker che trova il nuovo vantaggio (77-78) a poco più di 3 secondi dall’ultima pausa. Come previsto e prevedibile si deciderà tutto nell’ultimo quarto. Chalmers si prende un “flagrant” di tipo 1 per una gomitata nello stomaco di Parker ed allora tocca ancora una volta al numero 6 mettere a posto le cose: la tripla dell’88-87, cadendo indietro dagli 8 metri, è un qualcosa che va oltre lo scibile cestistico e umano. Tony, però, ha ben altre bellicose idee e riporta i suoi sopra di 1 (92-93) con il piazzato da dietro l’arco a 2:27 dalla fine. Si va dal “deus ex machina” che attira su di sé l’intera difesa Spurs e poi scarica per la comoda tripla di Bosh (95-93), con Leonard in affannoso e colpevole ritardo. E’, poi, sempre il lungo ex Toronto Raptors a regalare a Wade (5/9 dal campo per 14 punti) il più comodo degli appoggi al vetro per il 98-93 che chiude la partita e riporta la serie sull’1-1. Martedì si va Miami per gare 3 e 4; la battaglia è appena cominciata.
Miami Heat: James 35 (10 rimb), Lewis e Wade 14, Bosh 18, Chalmers 5, Andersen 3, Allen 9.
San Antonio Spurs: Leonard e Green 9, Duncan 18 (15 rimb.), Splitter 2, Parker 21, Belinelli 3, Diaw 7 (10 rimb.), Ginobili 19, Mills 8.
happy wheelsNasce a Napoli il 07/09/1987. Già collaboratore/redattore per il "Roma", "Il Mattino" e toniiavarone.it, nonostante la laurea in Giurisprudenza ha deciso comunque di intraprendere l'avventura rischiosa e affascinante del giornalismo. Pubblicista dal 2013, ama lo sport e le storie che vi ruotano attorno. Occuparsi di Nba non è un lavoro, ma un piacere.
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